Biscotti di grano saraceno e nocciole. La ricerca solitaria della felicità

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“A me risulta che la ricerca del senso è una sorta di partita a scacchi, molto dura e solitaria, e che non la si vince alzandosi dalla scacchiera e andando di là a preparare il pranzo per tutti. E’ ovvio che occuparsi degli altri fa bene, ed è un gesto così dannatamente giusto, ed anche inevitabile, necessario: ma non mi è mai venuto da pensare che potesse c’entrare davvero con il senso della vita. Temo che il senso della vita sia estorcere la felicità a se stessi, tutto il resto è una forma di lusso dell’animo, o di miseria, dipende dai casi. Peraltro, è anche possibile che mi sbagli. E’ giusto un pensiero istintivo – un certo modo di vedere il mondo.

Alessandro Baricco, da “Mi resta ancora del gioco, non so quanto. Ma un po’ ce n’è”,

la Repubblica, 13 novembre 2011

Oggi a casa Chiaramella prepariamo i biscotti di grano saraceno e nocciole. Ma prima, come al solito, parliamo anche di altro…

Io amo Alessandro Baricco. L’ho scoperto da poco, ma lo amo. Non tanto nella sua veste di scrittore (finora ho letto soltanto Seta, Emmaus e I Barbari) quanto più nella sua veste di divulgatore. Quando spiega qualcosa, un libro, un concetto, un suo ragionamento riesce ad emozionarmi  e a farmi riflettere. Apre la mia mente a considerazioni inaspettate, oltre a provocarmi un immenso piacere grazie al suo sapiente utilizzo delle parole.

Per questo sono sempre alla ricerca di suoi interventi, di sue citazioni. Quella che ho riportato sopra l’ho trovata per caso qualche giorno fa curiosando su internet e mi ha colpito molto. In linea generale credo di condividerla. La sento molto nelle mie corde. Non ho mai pensato di essere in grado di trovare il senso della mia vita dedicandomi totalmente agli altri. Non fraintendetemi. Non sono un mostro. Anche io aiuto gli altri. Lo trovo giusto, inevitabile, necessario e talvolta anche piacevole. Ma la mia più grande gioia non è quella. Mantengo, al riguardo, una certa forma di egoismo. La ricerca del senso della vita per me corrisponde alla ricerca di piccoli momenti di felicità e questo, per come sono fatta io, non corrisponde all’aiutare gli altri come attività in sé. La mia ricerca continua a rimanere un percorso abbastanza interiore e solitario.

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Tuttavia l’immagine del giocatore che si alza e va a preparare il pranzo per tutti mi ha fatto pensare all’attività che in questo momento mi piace più di tutte le altre, quella che mi tranquillizza, che mi rasserena, che mi fa sentire utile, che mi rende davvero felice, che mi dà momenti di “senso della vita”. Ovviamente cucinare. E alla fine ho pensato che per noi, amanti del cibo e dei fornelli, il percorso è più facile. Quello che ci piace fare ci consente di trovare un senso ai gesti e alle cose sia in forma solitaria che aiutando gli altri.

Al mio paese, in Puglia, quando una persona muore, amici e conoscenti della famiglia mandano a casa del defunto doni alimentari di vario genere. Oggi si tratta per lo più di cibi comprati tipo brioches, caffè, rustici salati, pizzette, ma sono sicura che in passato le pietanze venissero preparate in casa. La ragione è che i parenti del defunto sono esausti per la veglia notturna e troppo stanchi per cucinare. E allora ecco che gli amici si preoccupano di procurare caffè e cibi vari. Forniscono il loro aiuto procurando cibo. Il cibo come forma di aiuto e vicinanza. Bellissimo. Cucinare e aiutare gli altri, anche solo facendogli provare un momento si gioia, piacere e spensieratezza.

Tuttavia sono convinta che il piacere di cucinare sia un piacere che si esprime anche in forma solitaria. Il piacere di fare qualcosa per se stessi, il piacere di prendersi cura della propria persona, il rispetto per se stessi e per la propria felicità. Mi ha fatto molta tenerezza un passo del libro di Simonetta Agnello Hornby, “La cucina del buon gusto”, in cui lei raccontava che, da quando vive sola, continua assiduamente a rispettare il rito dei pasti. Le posate buone, i piatti adeguati, le pietanze migliori. Come forma di rispetto per se stessa, anche nel suo essere sola.

In conclusione il piacere di cucinare è un piacere che si declina a doppio senso. Non può essere sempre solitario perchè sarebbe egoismo, non può essere sempre collettivo perchè  sarebbe ostentazione.

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La ricetta di oggi ho deciso di prepararla per il piacere solitario della colazione del week end. Era un po’ di tempo che avevo voglia di cose semplici ma avvolgenti. E allora mi sono messa all’opera. La settimana scorsa, venerdì pomeriggio, ho messo un sottofondo musicale e mi sono messa a impastare. La casa si è riempita di odori. Fuori era già quasi il crepuscolo. Ma il piacere ovviamente era destinato a durare fino al giorno dopo. La colazione del sabato per me è davvero un momento di relax, di tranquillità e spesso mi piace farla da sola. Mi sveglio, apro le finestre, sbircio fuori per guardare che tempo fa (guardate sotto che bella giornata che era quel giorno), preparo lentamente la moka, accendo la tv a volume basso per iniziare a riprendere contatto col mondo, sorseggio il mio piccolo caffellatte, ogni tanto inzuppo un biscotto. E pian piano le cose riprendono forma. Che meraviglia…

Per questa sessione di felicità solitaria non potevo fare scelta migliore dei biscotti di grano saraceno e nocciole di Sabrine d’Aubergine. Aromi capaci di strappare un sorriso. La ricetta è sul suo bellissimo libro “Fragole a merenda”. E allora buona colazione a tutti.

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Biscotti di grano saraceno e nocciole

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INGREDIENTI:

  • 100 g di farina 00 (io ho usato la 0)
  • 100 g di farina di grano saraceno
  • 100 g di burro
  •   50g di farina di nocciole
  • 100 g di zucchero di canna
  • 1 pizzico di sale

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COME SI FA:

  1. Tagliate il burro a cubetti e rimettetelo in frigo fino al momento dell’utilizzo.
  2. Mettete nel mixer le farine, lo zucchero e il sale e fatelo andare per un po’, giusto per mescolarli. Aggiumgete il burro e azionate ancora, a intermittenza per non scaldare il composto. Fermatevi appena vedete che è diventato una palla. Ovviamente potete impastare tutto anche a mano, se non avete il mixer.
  3. Rovesciate l’impasto sul piano di lavoro, appiattitelo con le mani in una frittellona (senza schiacciarlo troppo) e trasferitelo in frigo, sigillato con la pellicola, per almeno 30 minuti.
  4. Accendete il forno a 170 gradi e rivestite di carta da forno una teglia per biscotti.
  5. Tenete l’impasto per 5 minuti fuori dal frigo, prima di iniziare a stenderlo con il mattarello a uno spessore di 4 millimetri. Lavorate sul piano leggermente infarinato e stendetene una metà alla volta (così riuscite a essere più rapidi). Tagliate i biscotti e poggiateli sulla teglia, senza bisogno di distanziarli troppo (non hanno lievito, non si espanderanno in cottura). Decorateli con piccoli buchi (io ho usato uno stecchino di legno per spiedini).
  6. Infornateli per 10 minuti, poi estrateli dal forno, girateli con molta attenzione perchè potrebbero rompersi e cuoceteli altri 5 minuti.
  7. Fateli raffreddare su una gratella e conservateli in una scatola di latta.

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