
Oggi a casa Chiaramella prepariamo le tartellette di grano saraceno con confettura di mele cotogne, cavolo nero e toma di capra.
Ultimamente mi capita spesso di passare le mie serate guardando film. Credo di essere diventata abbastanza cinefila. Qualche sera fa sono riuscita finalmente a vedere un film che mi aveva parecchio incuriosita già dal momento della sua uscita nelle sale, nel 2014. Titolo: “The imitation game”. Si tratta dell’adattamento della biografia di Alan Turing, un matematico che, nel 1939, decide di mettere il suo genio al servizio della Gran Bretagna con lo scopo di decifrare i codici segreti nazisti, resi incomprensibili dalla macchina Enigma.
Fin da subito il film fa comprendere che Alan Turing è una persona diversa dalle altre. E’ un genio. E’ vero. Tuttavia ha problemi a lavorare con gli altri scenziati assegnati al progetto, trascorre molto tempo in solitudine, a volte si rivolge ai colleghi in maniera arrogante tanto da creare delle vere e proprie risse. Ma la sua “diversità” più grave è quella di essere gay. Le sue preferenze sessuali lo porteranno, anni dopo e dopo essere riuscito a svelare i segreti di Enigma, ad essere condannato dalla giustizia inglese a scegliere tra il carcere o castrazione chimica. A seguito di tale disumano trattamento ormonale, Alan Turing morirà suicida nel 1954 all’età di 41 anni.
Un altro personaggio significativo nel film è quello di Joan Clarke, collaboratrice di Turing nel progetto di elaborazione di una macchina capace di decifrare Enigma. Ad un certo punto del film, Joan decide di lasciare il lavoro perchè, secondo i suoi genitori, non è decoroso che lei lavori né tantomento che lavori solo con uomini. Turing le propone quindi di sposarlo. Ma il fidanzamento durerà poco. Per proteggere Joan dai pericoli che il progetto comporta, Turing rompe il fidanzamento rivelandole di essere gay. Joan non rimane turbata. Anzi: rivela ad Alan di aver intuito da tempo le sue inclinazioni sessuali e che per lei non sono un problema in quanto la loro affinità è di natura intellettuale. Ciò, secondo Joan, avrebbe consentito ad entrambi di fare la propria vita pur facendosi compagnia. In particolare avrebbe consentito a Joan di continuare a lavorare, impedendole di finire sposata ad un uomo “tradizionale”, che concepisce la donna solo come dedita alla casa e ai figli.

Eccoci dunque di fronte a due “diversi” per eccellenza. Il gay e la donna che vuole lavorare. Eccoci di fronte a due scelte dolorossissime fatte al solo scopo di poter mantenere il proprio modo di essere, la propria natura.
In quegli anni ovviamente la situazione era diversa. Oggi le cose sono cambiate…un po’ di più per la donna lavoratrice (anche se continua ad essere pagata meno degli uomini), un po’ meno per i gay. In questi giorni nel nostro paese si discute ancora dei diritti dei gay e delle unioni civili con toni tutt’altro che democratici. Evidentemente la “diversità” (e parlo di tutte le varie forme di diversità) – tutto quello che è fuori dal comune modo di essere della maggior parte delle persone – viene visto con sospetto e paura. Posso comprendere questo tipo di paura. Io stessa non ne sono immune. Credo sia un istinto naturale. Ciò che non posso proprio accettare è il tentativo di privare le persone della propria libertà, anche della libertà di essere diversi. Privare le persone della libertà di essere se stessi significa privarle della libertà di vivere la propria vita così come si è. E francamente non credo ci sia una tortura psicologica più grave. Soprattutto quando il riconoscimento di tale libertà non implica una compressione della libertà altrui. E’ vero. I tempi sono cambiati. Ma in un attimo si può ripiombare nell’abisso dell’ignoranza e nell’oscurantismo più totale. Per questo è opportuno non abbassare mai la guardia.
In linea con la chiacchierata appena fatta e nell’esercizio della mia libertà di esprimere me stessa e sperimentare nuove ricette, oggi vi propongo un abbinamento alternativo pensato da me. Confettura di mele cotogne (gentilmente regalatami a Natale da un’amica…che ringrazio nuovamente), cavolo nero e toma di capra. La confettura di solito viene vista come dolce. Anche a casa mia, intendo quando vivevo con i miei, non è stata mai utilizzata in una preparazione salata. Oggi provo a proporla in abbinamento con il cavolo nero e la toma di capra, l’uno amaro, l’altra pungente. Il tutto in un guscio scrocchiarello di pasta brisè con farina di grano saraceno.
Che dire di più? Per fortuna nella mia cucina vige la libertà di sperimentare, la libertà di osare, talvolta la libertà di volare. O quantomeno provarci. E allora eccovi la ricetta delle tartellette di grano saraceno con confettura di mele cotogne, cavolo nero e toma di capra.

Tartellette di grano saraceno con confettura di mele cotogne, cavolo nero e toma di capra
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INGREDIENTI PER 5 TARTELLETTE
- 75 g di farina di grano saraceno
- 75 g di farina 0
- 75 g di burro
- 4 cucchiai di acqua fredda
- 1 cavolo nero piccolo
- 5 cucchiaini di confettura di mele cotogne
- 100 g di toma di capra
- mandorle a lamelle q.b.
- olio evo
- sale
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COME SI FA
- Preparate la pasta brisé. Setacciate le due farine su una spianatoia. Formate una fontana. Mettete al centro il burro freddo tagliato a dadini. Aggiungete l’acqua e un pizzico di sale. Impastate velocemente fino ad ottenere una palla che avvolgerete nella pellicola e farete riposare in frigo per mezz’ora.
- Lavate il cavolo nero. Tagliatelo a pezzetti. Ungete una padella con abbondante olio evo. Fate rosolare il cavolo. Salate. Aggiungete acqua fino a coprire e fare cuocere a fuoco medio per almeno mezz’ora o comunque fino a quando risulterà sufficiente morbido. Mettete da parte.
- Prendete il panetto di pasta brisè, stendetelo in una sfoglia di circa mezzo centimetro. Imburrate 5 stampi per tartellette del diametro di 10 centimetri. Rovesciate lo stampo sulla sfoglia e tagliate un cerchio di un centimetro oltre il bordo dello stampo. Quindi rovesciate lo stampo e adattate la pasta al suo interno. Eliminate la pasta in eccesso. Ripetete l’operazione anche per gli altri stampi. Quindi bucherellate il fondo con una forchetta.
- Riempite le tartellette iniziando dalla marmellata. Quindi aggiungete il cavolo nero. Completate con la toma tagliata a pezzettini piccoli e sottili. Cospargete la superficie con mandorle a lamelle.
- Infornate per mezz’ora in forno preriscaldato a 180 gradi.
Supermegaslurp! Si intuisce che sono sapori che si esaltano a vicenda e che lasciano le papille in festa! Come già detto in un altro commento, mi piacciono gli incroci tra frutta e verdura e tutti quelli inusuali. W il diverso e la scoperta di nuove terre, nuovi sapori! Bravissima Chiara! Continua ad osare e a volare 🙂
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Grazie Marti. Quando arriva un momento di ispirazione non bisogna lasciarlo scappare. Viva le sperimentazioni! 🙂
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Ciao! Che belle idea queste tartellette che sembrano dolci, ma non lo sono! Un saluto e tanta libertà 🙂
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Grazie! Sei gentilissima! Un saluto anche a te
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