Vellutata di verza e finocchi con pecorino di fossa. Gli effetti nefasti delle Feste Natalizie

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Oggi a casa Chiaramella prepariamo la vellutata di verza e finocchi con pecorino di fossa.

Eccoci quì. Le feste sono finite. Purtroppo o per fortuna?A voi la scelta…

Per quanto mi riguarda non posso lamentarmi. Tutto sommato è andata bene: ci sono solo stati due piccoli intoppi!…è un gran risultato! Certo non è stato un Natale scoppiettante. Direi piuttosto sotto tono. Ma non mi lamento. Mi sono anche riposata, visto che di solito arrivo alle feste parecchio stressata e isterica. Ho ricevuto bei regali e trascorso alcuni momenti di serenità e piacevolezza.

Le mangiate però sono state tutt’altro che dimesse! Tanto per entrare subito nel vivo della questione, considerate che mia mamma è stata da me per ben dieci giorni…avete idea di cosa significhi? (la mia espressione in questo momento è simile a quella dell’Urlo di Munch). Essenzialmente una catastrofe per la mia linea.

Già all’arrivo le sue intenzioni erano ben chiare: il baule della macchina era stracolmo di roba (e stiamo parlando di un monovolume, non di una Smart!). Tanto per andare così, un po’ a memoria: frutta e verdura (“…perchè giù costa meno…”), due Mandorlacci – dolce tipico del mio paese – (“…perchè il Mandorlaccio si trova solo a Ruvo…), due buste di taralli (“…quelli del forno tal dei tali che sono tanto buoni…”), un chilo di mozzarelle (“…perchè la Puglia è la patria dei latticini…”), un chilo di pane di Altamura (“…nelle Marche mica lo trovi…”), il baccalà per la sera della vigilia (“…perchè un giorno, per caso, ne ho visto uno tanto bello e ne ho fatto la scorta…”), la pasta formato Mafaldine – indispensabili per la cena della vigilia (“…perchè quelle ricce da entrambi i lati a volte qui non le troviamo…”), un panettone artigianale (“…perchè io ho il mio pasticcere di fiducia a Trani…”), varie ed eventuali (“…avevo un residuo di formaggio nel frigo, mica potevo lasciarlo lì…”). Già solo sistemare tutte le derrate pugliesi ha richiesto un certo sforzo.

Nel corso delle giornate il mio stile alimentare veniva drasticamente sconvolto (“…e assaggia la mozzarella!…che mica la mangi sempre!…”). L’unica mia parziale salvezza è stata il fatto che ho lavorato fino al 24 e, quindi, a pranzo, potevo contenermi. Ma non è finita quì. Non contenta di tutte le tipicità pugliesi trasportate (io dico sempre che potrebbero farle fare uno spot di promozione per incentivare il turismo nella regione Puglia), si è messa anche a preparare i dolci tipici: le cartellate! (ho di nuovo la faccia dell’Urlo di Munch).

Intanto, mentre io me ne stavo in ufficio, si aggirava per la città e, siccome, pur essendo una sostenitrice delle bontà della Puglia, non disdegna le bontà di tutto il resto del mondo (da qualcuno devo pur aver preso!), tornava a casa bella carica (“…ho preso un po’ di lonzino che qui è tanto buono…”, “…ho trovato un formaggio buono, che giù non lo trovo…”). E riecocci a sistemare le derrate marchiagine.

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Ed eccoci giunti al Natale. Di solito la sera di Natale e la sera di Santo Stefano a casa mia non si mangia. Abbiamo sempre fatto così dal momento che abbiamo tutti più o meno la tendenza ad espandoci in orizzontale più che in verticale. Ma quest’anno no! Tutta bella tonica mia mamma esordiva “…ma non vogliamo spiluccare qualcosa…? Faccio solo un’insalata”. E lì io non sapevo resistere. Provavo a starmene in disparte sul divano ma era tutto inutile. Mi sedevo a tavola e, improvvisamente, sul tavolo vedevo materializzarsi pane, formaggio, salame e cartellate. E, ovviamente, pure l’insalata…perchè sgrassa. E lì direi che ho ceduto proprio le armi. Era una guerra impari. Mi sentivo come Don Chisciotte coi mulini a vento.

E così ho deciso di aspettare tempi migliori. Nel frattempo, rotolando di quà e di là con la mia panzetta, sono arrivata a San Silvestro. Cena con amici. Ognuno porta qualcosa. E lì è ovvio che una che ha un blog di cucina viene un attimino presa dall’ansia da prestazione. Dovrò pur difendere quello straccio di reputazione che ho! E vai di gran lena a cucinare. E fu così che, tra me con l’ansia da prestazione e gli altri commensali – peraltro di diversa provenienza regionale – giustamente ansiosi di contribuire, ci siamo ritrovati con: salame di due tipi, speck, brie, gorgonzola, tramezzini, pizzette, rustici, nduja calabrese, tre torte salate, una focaccia, un cotechino con lenticchie, una torta tenerina e bevande a volontà. Ed eravamo solo in dieci. E quando sei lì è ovvio che devi assaggiare tutto…ma proprio tutto. Puoi forse dire no al gorgonzola lombardo?…magari spiaccicato su un pezzo di focaccia pugliese in un esempio perfettissimo di integrazione multietnica? Puoi forse dire no alla torta pasqualina fatta dalla mamma ligure di uno degli invitati? beh…io sono una donna, mica una santa!

Solo due parole sul pranzo del primo dell’anno…che anche lì…parliamone: antipasti misti buonissimi, lasagne belle cariche (di due tipi: normali e di castagne con salsiccia e noci), cotechino artigianale direttamente proveniente da un parente che ha la cascina in campagna e li fa lui (…guardate la foto…non c’è bisogno che dica altro), dolci, spumante, caffè.

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Ed infine il colpo di grazia. Giorno 2 gennaio. Sera. Amici che non vediamo da secoli. Ristorante thailandese. Quella sera ho rinunciato all’ostinazione di usare il penultimo buco della cintura e sono passata, aimè, al terzultimo.

Siamo al 9 gennaio. Sono quasi riuscita a tornare al penultimo bottone e a togliermi la sensazione costante di essere un palloncino all’idrogeno. Ma gli effetti nefasti delle feste sono duri a morire. Per perdere un chilo ci metti un mese, ma rimetterne su due è un attimo.

E allora come fare per rimanere leggeri senza rinunciare al gusto? Con una bella vellutata, saporita e anche drenante. Senza contare che così inizio pure a consumare le scorte, tra cui un bellissimo pezzo di pecorino di fossa regalatomi da un amico (il pecorino non è proprio dietetico ma un po’ di sapore bisogna pur darglielo a sta vellutata!). E allora siete pronti per purificarvi e tornare alla normalità?

Eccovi quindi la ricetta della vellutata di verza e finocchi con pecorino di fossa.

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Vellutata di verza e finocchi con pecorino di fossa

…………………………

INGREDIENTI:

Per 4 persone

  • 200 gr di verza
  • 1 finocchio
  • 1 cipolla bianca o 2 scalogni di medie dimensioni
  • 1 carota
  • 20 gr di olio evo
  • 250 gr di acqua
  • sale q.b.
  • la scorza di un’arancia
  • una manciata di pecorino di fossa a scaglie (o comunque q.b.)
  • pepe q.b.
…………………………

COME SI FA

  1. Se avete il Bimby sapete gia come procedere.
  2. Se non avete il Bimby, mettete l’olio in un pentola e fatelo soffriggere leggermente. Aggiungete le verdure tagliate a pezzi, l’acqua e il sale.
  3. Fate cuocere per mezz’ora a fiamma media mescolando di tanto in tanto per evitare che le verdure si attacchino.
  4. Spegnete il fuoco e fate raffreddare per un minuto circa.
  5. Frullate il tutto con un frullatore ad immersione finchè non avrete raggiunto la giusta consistenza.
  6. Aggiungete le scaglie di pecorino di fossa e mescolate. Aggiungete, infine, un filo d’olio, la scorza d’arancia grattugiata e il pepe.
  7. Servite ben calda

2 Comments

  1. Adoro le vellutate e mischiare verdura e frutta. Ottima ricetta! E visto che il periodo “drenante” è solo agli anizi, attendo i prossimi sani consigli 🙂

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